Qual è la quarta traccia della prima prova dell’esame di maturità 2025? Iniziano oggi, mercoledì 18 giugno, gli esami di stato per migliaia di maturandi italiani. Si conferma lo stesso impianto: ci sono due prove scritte a carattere nazionale (decise, cioè, dal Ministero) e un colloquio. Le commissioni sono composte da commissari interni ed esterni e presiedute da un presidente esterno.
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Il Ministero mette a disposizione per tutti gli indirizzi di studio sette tracce che fanno riferimento agli ambiti artistico, letterario, storico, filosofico, scientifico, tecnologico, economico, sociale. Gli studenti possono scegliere, tra le sette tracce, quella che pensano sia più adatta alla loro preparazione e ai loro interessi. La prova può essere strutturata in più parti. Ciò consente di verificare competenze diverse, in particolare la comprensione degli aspetti linguistici, espressivi e logico-argomentativi, oltre che la riflessione critica da parte del candidato.
Esame di maturità 2025, la quarta traccia della prova di italiano
Tra le sette tracce scelte dal Ministero per la prima prova dell’Esame di Stato 2025, compare un testo di Riccardo Maccioni dedicato al tema del rispetto, parola semplice ma densa di significato, che attraversa la nostra quotidianità e il tessuto delle relazioni umane. Nel suo scritto, il giornalista del quotidiano Avvenire invita i ragazzi a riflettere sul rispetto non solo come regola di buona educazione, ma come fondamento della convivenza, dell’ascolto e della crescita personale.
Il titolo della quarta traccia
Riassunto e riflessioni sulla parola “Rispetto” tratta da un testo di Riccardo Maccioni
Svolgimento e spiegazione
Il testo di Maccioni ruota attorno a un messaggio chiaro: non può esistere vera libertà senza rispetto, e non può esserci società giusta se manca il riconoscimento dell’altro come persona, con la sua dignità e i suoi diritti. L’autore tocca vari aspetti:
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Il rispetto come riconoscimento dell’alterità, ovvero del fatto che l’altro è diverso da me, e proprio per questo merita attenzione.
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Il rispetto delle regole, che non è semplice obbedienza, ma accettazione consapevole di limiti che tutelano la libertà di tutti.
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Il rispetto per l’ambiente, per il tempo, per le parole, e perfino per il silenzio.
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Il rispetto come atto rivoluzionario, in un mondo dove spesso prevarica l’aggressività, l’individualismo o la superficialità.
Secondo Maccioni, il rispetto non è debolezza, ma forza morale. È ciò che ci impedisce di umiliare, offendere, zittire l’altro. E diventa uno strumento educativo: chi rispetta impara, chi è rispettato cresce. Il rispetto, nella visione di Maccioni, non è una semplice formalità o una “parola da dizionario”, ma un atteggiamento di fondo verso il mondo e verso sé stessi. È il punto di partenza per ogni relazione autentica, e per ogni società che voglia definirsi civile. Maccioni ne parla con uno stile diretto, ma mai banale, offrendo un’immagine nitida del rispetto come pilastro della cittadinanza attiva. Non si tratta solo di evitare l’offesa, ma di fare spazio all’altro, di praticare l’empatia, di riconoscere valore anche in chi non la pensa come noi. Il rispetto, quindi, non è un istinto naturale, ma una scelta consapevole, un esercizio quotidiano che coinvolge la mente e il cuore.