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Edmondo Cirielli, il carabiniere che voleva il “Principato di Salerno”: dal caso «Salva Previti» alla corsa per la Campania

Edmondo Cirielli, il carabiniere che voleva il “Principato di Salerno”: dal caso «Salva Previti» alla corsa per la Campania

Edmondo Cirielli e Giorgia Meloni

Da carabiniere di trincea a viceministro della Difesa, fino al nuovo candidato del centrodestra per la guida della Campania: Edmondo Cirielli, 61 anni, originario di Nocera Inferiore, torna dopo trent’anni a misurarsi con la politica regionale. La sua candidatura a governatore, ufficializzata dopo settimane di attesa, rappresenta la prosecuzione di un percorso lungo e coerente, fatto di militanza, disciplina e battaglie spesso controcorrente.

Edmondo Cirielli, il carabiniere che voleva il “Principato di Salerno”

Cresciuto tra le fila dell’Arma dei Carabinieri, formatosi alla Nunziatella di Napoli e all’Accademia militare di Modena, Cirielli ha costruito una carriera fondata su rigore e ambizione. È generale di brigata in ausiliaria, vanta tre lauree – in Giurisprudenza, Scienze Politiche e Scienze della Sicurezza – e un cursus honorum che lo ha portato alla Camera dei Deputati nel 2001, dove ha presieduto la Commissione Difesa.

Nel 2005 il suo nome finì sulle cronache nazionali per la cosiddetta “legge Cirielli”, ribattezzata dai critici “Salva Previti”, accusata di ridurre i tempi di prescrizione dei reati. Una norma di cui lo stesso parlamentare, col tempo, prenderà le distanze. Nel 2009 conquista Palazzo Sant’Agostino, sede della Provincia di Salerno, battendo il centrosinistra e diventando il primo presidente di area post-missina alla guida dell’ente. È qui che nasce uno dei capitoli più singolari della sua carriera: il “Principato di Salerno”, la proposta di creare una nuova regione autonoma corrispondente all’attuale provincia.

Un progetto che lo stesso Istituto Bruno Leoni definì tra i più eccentrici mai presentati in Parlamento. La Cassazione bocciò l’ipotesi di referendum, ma Cirielli non si arrese: nel 2013, tornato a Montecitorio, rilanciò l’idea con una proposta di legge costituzionale, difendendo la sua visione come un’occasione di autonomia e riscatto per il territorio salernitano. «Un obbrobrio giuridico», lo definì la Suprema Corte, ma per l’ex presidente restava un simbolo di identità e orgoglio locale.

Alla guida della Provincia, Cirielli si distinse anche per un record poco comune: quaranta assessori nominati in quattro anni, in un frenetico turnover che segnò la vita politica dell’ente. Negli anni successivi, il passaggio nel PdL e poi la fondazione di Fratelli d’Italia consolidarono il suo ruolo nel centrodestra campano, insieme all’alleato storico Antonio Iannone.

Padre di quattro figli, due avuti dal primo matrimonio e due dalla seconda unione con la ginecologa Maria Rosaria Campitiello, oggi dirigente al Ministero della Salute, Cirielli ha difeso pubblicamente la moglie da accuse di nomine clientelari, denunciando il sessismo di chi – a suo dire – riduce il successo di una donna al ruolo del marito.

Oggi, a distanza di tre decenni dal suo debutto nel Consiglio regionale, Edmondo Cirielli torna in campo con un obiettivo chiaro: sfidare Vincenzo De Luca e guidare la Campania dopo dieci anni di centrosinistra. Con la stessa “tigna” che lo spinse, anni fa, a immaginare un piccolo principato nel cuore del Mezzogiorno, il carabiniere-politico punta ora al trono più alto di Palazzo Santa Lucia.

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