Site icon Occhio di Salerno

Volkswagen, Domenico De Rosa (SMET): “Il diktat elettrico spegne l’industria europea. La crisi è un segnale d’allarme”

Domenico De Rosa

Domenico De Rosa (SMET) interviene sulla crisi Volkswagen: tra il diktat elettrico europeo, i costi energetici e il rischio di un indebolimento strutturale dell’industria automobilistica e logistica.

Crisi Volkswagen: De Rosa critica il diktat elettrico e avverte l’Europa

La prospettiva di oltre 35mila esuberi entro il 2030 annunciata dal gruppo Volkswagen ha fatto scattare un campanello d’allarme lungo l’intera filiera dell’automotive europeo. A lanciare un monito è il Cavaliere Domenico De Rosa, che interpreta la situazione come un segnale di crisi ben più ampio: “Non è un fenomeno passeggero, ma il risultato di decisioni politiche sbagliate sull’auto e sull’energia”.

Secondo De Rosa, le dimensioni dell’annuncio parlano da sole: se un gigante come Volkswagen prepara un taglio così drastico, significa che l’automotive europeo sta pagando scelte prese a Bruxelles senza valutarne le conseguenze industriali. “Costi energetici troppo elevati, un’aggressiva concorrenza cinese, un mercato americano più flessibile e, nel mezzo, l’Europa che impone l’elettrico come unico percorso possibile”, osserva.

Non è una semplice crisi aziendale

Per l’imprenditore non si tratta di una semplice crisi aziendale, ma del riflesso di problemi strutturali che coinvolgono l’intero sistema produttivo europeo. Norme ambientali sempre più rigide, investimenti obbligatori sull’elettrico e il costo di energia e materie prime più alto rispetto a Cina e Stati Uniti hanno appesantito i bilanci dei costruttori. “Alla fine si taglia dove si può, cioè sull’occupazione. E ciò che accade in Germania si ripercuote su tutta la filiera, fino alle PMI e alla logistica italiane”.

L’Italia, che rappresenta un nodo essenziale della catena dell’automotive tedesco, deve guardare con apprensione agli sviluppi. “Meno produzione significa meno ordini, meno trasporti, meno servizi. Le nostre imprese vivono di volumi: se i volumi crollano, i margini evaporano”, afferma De Rosa. A suo avviso, il Paese subisce una doppia penalizzazione: le scelte restrittive dei grandi gruppi stranieri e l’applicazione rigida delle norme europee, che aumenta i costi di produzione e di movimentazione delle merci.

Il tema del diktat elettrico

Il tema centrale, per De Rosa, è il cosiddetto “diktat elettrico”. Non perché l’elettrico sia un nemico, precisa, ma perché è stato trasformato in un vincolo assoluto. “L’Europa ha decretato la fine dei motori termici entro una data precisa senza offrire alternative. Intanto la Cina finanzia le sue tecnologie e domina la filiera delle batterie; gli Stati Uniti attirano investimenti grazie a incentivi e energia più competitiva. Noi imponiamo regole mutevoli con infrastrutture insufficienti: non stupisce che il sistema scricchioli”.

La transizione ecologica, sottolinea, è necessaria e inevitabile, ma deve essere condotta con realismo. “Se chiudiamo fabbriche in Europa per importare componenti prodotti con standard ambientali peggiori altrove, perdiamo due volte: in termini occupazionali e ambientali. Servono invece più soluzioni in campo – elettrico, ibrido, biocarburanti, idrogeno – e lasciare che siano tecnologia e mercato a decidere”.

Dal punto di vista logistico, De Rosa intravede scenari preoccupanti. La riduzione dei volumi produttivi indebolisce l’intera catena di trasporto, che rischia di diventare difficile da ricostruire. “Il pericolo è che l’Europa si trasformi in un grande mercato di consumo, dipendente da tecnologie e prodotti fabbricati altrove. Sarebbe il fallimento della nostra storia industriale”.

Le tre possibili linee d’azione

Che cosa dovrebbe fare l’Europa di fronte all’allarme lanciato da Volkswagen? De Rosa propone tre linee d’azione: ridurre strutturalmente i costi energetici per chi produce, introdurre vera neutralità tecnologica nei target sulle emissioni e proteggere le filiere strategiche dal dumping internazionale. Senza un intervento deciso, avverte, continueranno ad accumularsi annunci di tagli e delocalizzazioni.

Il suo messaggio finale è rivolto a imprenditori e lavoratori: “La preoccupazione è comprensibile, ma non bisogna arrendersi. Il futuro industriale non è già scritto. Le imprese devono puntare su innovazione e competenze, i lavoratori pretendere di partecipare ai processi decisionali. Alla politica, invece, dico una cosa chiara: basta trasformare l’industria in un esperimento ideologico. Senza fabbriche non c’è logistica, non c’è occupazione, non c’è coesione sociale. E senza un grande settore automobilistico, l’Europa perde il suo ruolo globale”.

Exit mobile version