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Europa e transizione green, De Rosa (Smet): «Cambiamento di facciata, costi sull’industria»

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Domenico De Rosa

Domenico De Rosa, CEO del Gruppo Smet, analizza l’Automotive Package UE: transizione green, flotte aziendali e batterie tra incertezze normative e rischi per l’industria europea. Un pacchetto di interventi che, secondo Domenico De Rosa, cavaliere del lavoro, imprenditore salernitano e CEO del Gruppo Smet, tenta di conciliare decarbonizzazione e competitività industriale.

Europa e transizione green, De Rosa (Smet): «Una svolta solo apparente, il peso ricade sull’industria»

La transizione ecologica europea continua a far discutere. Al centro del dibattito c’è l’“Automotive Package”, presentato dalla Commissione europea il 16 dicembre 2025. Un pacchetto di interventi che, secondo Domenico De Rosa, cavaliere del lavoro, imprenditore salernitano e CEO del Gruppo Smet, tenta di conciliare decarbonizzazione e competitività industriale. Il provvedimento ridisegna il percorso sulle norme relative alle emissioni di CO₂ per auto e veicoli commerciali leggeri, introduce indicazioni sulle flotte aziendali, prevede azioni mirate sulla filiera delle batterie e include un capitolo dedicato alla semplificazione amministrativa.

Il nodo del 2035 e le nuove regole sulle emissioni

Il tema simbolo resta la scadenza del 2035. La Commissione propone che, a partire da quell’anno, i costruttori rispettino un obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni allo scarico, lasciando il restante 10% a meccanismi di compensazione. Tra questi figurano l’utilizzo di acciaio a basse emissioni prodotto nell’Unione europea, oltre a e-fuels e biocarburanti. Secondo De Rosa, però, non si tratta di una reale inversione di rotta: il divieto non viene superato, ma trasformato in un sistema di compensazioni che introduce maggiore complessità, più certificazioni e un livello di incertezza elevato per le imprese chiamate a investire.

Investimenti e instabilità normativa

Il rischio, sottolinea l’imprenditore, è quello di riscrivere le regole mentre la filiera automotive ha già impegnato risorse ingenti su piattaforme industriali, catene di fornitura e stabilimenti produttivi. Una situazione che accresce il rischio percepito e fa aumentare il costo del capitale. Per le aziende, spiega, non servono slogan ma una direzione chiara e stabile.

Flotte aziendali e impatto economico

Il pacchetto introduce anche target obbligatori, a livello dei singoli Stati membri, per accelerare l’adozione di veicoli a zero e basse emissioni nelle flotte delle grandi imprese, con avvio previsto dal 2030 e un obiettivo specifico per i mezzi a emissioni zero. La scelta di puntare sulle flotte risponde alla loro capacità di incidere sulle immatricolazioni e di alimentare il mercato dell’usato. Tuttavia, De Rosa avverte che imporre obiettivi senza garantire infrastrutture adeguate e sostenibilità economica rischia di trasferire i costi della transizione su imprese e lavoratori. Le piccole e medie imprese, almeno nell’impostazione comunicata, resterebbero escluse dagli obblighi. Un equilibrio necessario, secondo De Rosa, perché le PMI non possono sostenere il peso finanziario di una transizione mal progettata.

Incentivi alle piccole elettriche e filiera delle batterie

Nel pacchetto compare anche una misura dedicata alle piccole auto elettriche, con l’introduzione di una nuova categoria di veicoli sotto i 4,2 metri. Attraverso meccanismi di “super-credit”, ogni vendita potrebbe valere 1,3 nel calcolo degli obiettivi di CO₂ dei costruttori fino al 2034, nel tentativo di rendere sostenibile il segmento delle city car elettriche.

Sul fronte industriale, è previsto un “Battery Booster” da 1,8 miliardi di euro, di cui 1,5 miliardi sotto forma di prestiti a tasso zero per la produzione di celle. Un passaggio ritenuto strategico per evitare che la dipendenza energetica venga sostituita da una nuova dipendenza industriale.

Veicoli commerciali e semplificazione amministrativa

Per van e veicoli commerciali leggeri, la Commissione introduce un’impostazione più flessibile, riconoscendo le maggiori difficoltà legate agli utilizzi intensivi, ai tempi di rientro degli investimenti e alla carenza infrastrutturale. Quanto alla semplificazione burocratica, De Rosa ne riconosce il valore, ma sottolinea che il vero nodo resta la stabilità delle regole. Cambiare impostazione ogni pochi mesi, avverte, rischia di congelare gli investimenti e rendere l’Europa meno attrattiva rispetto a Stati Uniti e Asia.

La proposta

In conclusione, l’imprenditore ribadisce la necessità di una transizione ecologica fondata su tre pilastri: neutralità tecnologica reale, obiettivi ambiziosi ma raggiungibili e una traiettoria normativa stabile per almeno un decennio. Senza il controllo di fattori chiave come energia, infrastrutture e costo del capitale, il rischio è quello di aumentare la fragilità industriale e ridurre il consenso sociale.

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