Economia

Il Cavaliere De Rosa: “Le grandi opere sono il coraggio che fa crescere una nazione”

Domenico De Rosa
Domenico De Rosa
Domenico De Rosa

Il Cavaliere Domenico De Rosa ha sempre visto nelle grandi opere non solo infrastrutture, ma simboli di coraggio collettivo. Per lui, ogni progetto ambizioso rappresenta un passaggio fondamentale nella maturazione di una nazione. Quando ricorda l’Autostrada del Sole, la definisce “la spina dorsale d’Italia”, un filo che ha cucito insieme un Paese frammentato, trasformandolo in una comunità economica e sociale unita.

Secondo il Cav. De Rosa, le opere più importanti sono nate spesso tra polemiche e scetticismo. All’inizio, nessuno credeva che l’alta velocità ferroviaria potesse rivoluzionare la mobilità nazionale. Eppure oggi milioni di italiani attraversano la penisola con la stessa rapidità con cui si vola tra le capitali europee. “Chi allora gridava allo spreco – osserva il Cavaliere – oggi viaggia in silenzio su quei binari”.

Tra le opere più controverse, il Cavaliere indica il Mose. Pur consapevole dei costi e delle ombre che ne hanno accompagnato la realizzazione, insiste sul fatto che senza le sue paratoie Venezia sarebbe già piegata dal mare. Per lui, il Mose rappresenta la difesa estrema di una civiltà millenaria, il segno tangibile della lungimiranza necessaria per proteggere il patrimonio italiano.

Parlando della Metropolitana di Roma, il Cavaliere mette in luce il paradosso di una capitale esitante, criticata per il rischio che un sistema moderno potesse minacciare il patrimonio storico. Oggi, la rete è insufficiente, secondo lui, solo perché non si è avuto il coraggio di completarla. In questo, De Rosa legge “l’incapacità tipicamente italiana di fermarsi a metà del guado”.

Anche i tunnel del Monte Bianco e del Frejus trovano spazio nelle sue riflessioni: li descrive come “ferite luminose scavate nella roccia”, porte aperte verso l’Europa. Opere contestate all’inizio, oggi arterie vitali per il commercio e la vita quotidiana.

L’aeroporto di Fiumicino, inizialmente considerato un azzardo, è per il Cav. De Rosa “la soglia del Paese sul mondo”. Senza quell’hub, sottolinea, l’Italia avrebbe perso centralità nei flussi globali. La sua costruzione dimostra che solo la visione di lungo periodo paga nel tempo.

Infine, il porto di Gioia Tauro. Molti lo definirono “una cattedrale nel deserto”. Il Cavaliere lo interpreta invece come un’opportunità incompiuta: un grande porto senza una politica altrettanto grande. Qui, secondo De Rosa, si gioca ancora una sfida decisiva: trasformare il Mediterraneo da periferia a centro strategico di potere e traffici.

Tutte queste riflessioni convergono in un’unica lezione, chiara e definitiva: ogni volta che l’Italia ha osato, il tempo ha dimostrato che il coraggio era giusto. Ogni volta che si è fermata, la paura ha fatto perdere occasioni irripetibili.

 

Domenico De Rosa

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