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Una molecola del rosmarino potrebbe proteggerci dal Covid: ecco come

Il rosmarino può proteggere dal Covid? Pare di sì. Rosmarino e salvia, infatti, contengono una molecola capace di offire importanti benefici contro il Coronavirus. Si tratta dell’acido carnosico o “salvina”, un diterpenoide finito da diversi anni nel mirino della ricerca scientifica per le spiccate proprietà metaboliche e antimicrobiche.

Covid e rosmarino, cosa sappiamo

Il forte effetto anti-iperalgesico e antiallodinico del composto puro ha permesso di produrre un nuovo estratto di rosmarino (URE) arricchito del terpenoide. Il prodotto finale di estrazione URE è stato in grado di ridurre lo sviluppo della risposta dolorosa CCI- dipendente dopo stimolazione sovrasoglia e di aumentare la soglia del dolore a stimoli non-nocivi. URE ha, inoltre, ridotto lo squilibrio posturale legato allo spontaneo dolore non evocato, caratteristica della progressione della neuropatia principalmente legato alla componente somatosensoriale.

L’effetto di URE sull’alleviamento del dolore è aumentato progressivamente durante il trattamento, suggerendo un meccanismo di salvataggio che protegge il tessuto nervoso da danni che provocano dolore cronico. È stato osservato che le ripetute somministrazioni di URE hanno conservato il numero e il diametro delle fibre nervose e ha significativamente impedito la riduzione nello spessore della guaina mielinica e del diametro dell’asse, entrambi i segni di degenerazione Walleriana.

Cosa dice il Ministero della Salute

Il Ministero della Salute specifica che “non ci sono attualmente evidenze che le piante aromatiche, né gli olii essenziali da queste derivanti, svolgano un ruolo protettivo nei confronti dell’infezione da nuovo coronavirus”. Non è dello stesso avviso un team di ricerca internazionale guidato da scienziati americani del The Scripps Research Institute di La Jolla, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della Scuola di Scienze Biologiche e Biotecnologie dell’Università della Tecnologia di Tokyo e del Dipartimento di Neuroscienze della Scuola di Medicina dell’Università della California di San Diego.

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