Economia

Congedo parentale, come funziona e cosa cambia nel 2023

Il congedo parentale è un diritto previsto dalla legge che consente ai genitori di prendersi cura dei propri figli per un determinato periodo di tempo senza perdere il posto di lavoro e con la tutela economica dello stipendio. Nel corso degli anni, la normativa riguardante il congedo parentale ha subito molteplici variazioni cercando di conciliare sempre più la vita lavorativa con quella familiare.

Rimane così difficile, soprattutto per i neo genitori, riuscire a capire come realmente funziona tale diritto e quali sono le modalità per potervi accedere.

Cos’è il congedo parentale

Con congedo parentale si intende il periodo di astensione dal lavoro per tutti i lavoratori divenuti genitori. L’arco temporale durante il quale si usufruisce di tale diritto prevede una retribuzione che può essere soggetta a variazioni nel corso del tempo, fino al suo totale annullamento. 

Nel 2023, la nuova Legge di Bilancio ha introdotto alcune modifiche e novità sul tema del congedo parentale, con lo scopo di tutelare maggiormente le famiglie e sostenerle economicamente in maniera più efficacie. Queste misure si aggiungono al Decreto Equilibrio dell’agosto del 2022 e integrano e modificano il Decreto Legislativo 26 marzo 2021, n. 151, “Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità”.

Andando per ordine, la durata del congedo parentale varia a seconda che se ad usufruirne sia solo la madre, il padre o entrambi i genitori. Nel caso a fruire di tale diritto sia solo un genitore, i medi di congedo parentali sono 11 totali. Nel caso in cui entrambi e genitori scelgano di avvalersi del congedo la totalità dei mesi rimane 11 ma alla madre spetteranno 6 mesi massimi e al padre 7. Lo stesso trattamento è riservato ai genitori adottivi e affidatari, calcolando i mesi dall’ingresso in famiglia del bambino.

Il congedo parentale e fruibili per i genitori che abbiamo figli di età inferiore ai 12 anni. Superata tale soglia anagrafica per genitori non sarà più possibile beneficiare di tale diritto.

La retribuzione durante il congedo parentale

Con la Legge di Bilancio precedentemente accennata, si è intervenuti in merito alla percentuale di retribuzione spettante ai neogenitori. Modifica resa necessaria per venire incontro alle esigenze dei lavoratori con figli piccoli, potendo usufruire di uno stipendio superiore rispetto agli anni passati. L’articolo 1, al comma 359 della Legge di Bilancio 2023 si è disposta l’elevazione della retribuzione dal 30% all’80% per la durata massima di un mese, fino ai sei anni di vita del bambino.

I mesi di congedo possono essere utilizzati secondo due diverse modalità. Si può scegliere di impiegarli in maniera frazionata, ossia 3 giorni al mese, o in maniera continua. Se il congedo è continuativo i giorni di malattia, ferie o riposo non verranno conteggiati nel calcolo totale.

Cosa fare quando non viene concesso il congedo parentale?

Essendo un diritto di ogni lavoratore diventato genitore, il congedo parentale non può essere negato per nessun motivo. Qualora si dovessero verificare tali fatti è possibile appellarsi alla legge. Facciamo qualche esempio. Nel caso in cui il congedo venga negato per motivi di sesso, età, stato civile o religione, oppure per la mancanza di organico nell’azienda, è possibile fare ricorso.  

In questi casi è possibile presentare un’istanza di conciliazione presso l’organismo competente, come ad esempio l’INPS o il Ministero del Lavoro, per tentare di risolvere il conflitto in modo amichevole. Allo stesso modo si può procedere per vie legali rivolgendosi ad un avvocato specializzato, in questo caso ad un avvocato giuslavorista. In conclusione, qualsiasi sia l’ipotesi, è importante raccogliere tutte le prove e la documentazione necessaria per dimostrare che il congedo è stato richiesto in modo corretto e che il rifiuto è ingiustificato o illegittimo.

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