Cronaca

Lavoro e caldo eccessivo: dall’INPS le nuove regole per la cassa integrazione

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L’INPS aggiorna le linee guida: cassa integrazione accessibile in caso di caldo eccessivo, ovvero di temperature percepite superiori ai 35°C. Le nuove disposizioni si applicano anche ai lavoratori al chiuso in ambienti non climatizzati.

Cassa integrazione per caldo: dall’INPS le nuove regole

L’INPS ha diffuso nuove indicazioni in materia di sospensione delle attività lavorative dovute alle alte temperature, in attesa dell’entrata in vigore di normative specifiche. Il parametro chiave è rappresentato dalla temperatura percepita, che supera i 35 gradi, tenendo conto anche dell’umidità e delle condizioni operative.

Quando scatta la cassa integrazione

Il trattamento ordinario di integrazione salariale (CIGO) o l’assegno di integrazione salariale (FIS) può essere richiesto:

  • quando le temperature percepite superano i 35°C;

  • in presenza di ordinanze di sospensione delle attività da parte dell’autorità pubblica;

  • con la causale “evento meteo per temperature elevate”, per condizioni climatiche che ostacolano lo svolgimento regolare del lavoro.

La misura riguarda tutte le attività svolte in ambienti non schermati dal sole o in contesti dove vengono utilizzati materiali o macchinari che generano calore, aggravando il disagio fisico per i lavoratori. Anche l’uso di dispositivi di protezione (tute, caschi, ecc.) può aumentare il livello di calore percepito, rendendo necessario lo stop.

Attenzione anche agli spazi chiusi

Le linee guida includono anche i luoghi di lavoro al chiuso. In questi casi, la sospensione è ammessa quando:

  • non vi sono sistemi di ventilazione o raffreddamento per motivi non imputabili al datore di lavoro;

  • gli impianti non risultano compatibili con il tipo di lavorazione in atto.

Come presentare la domanda

Il datore di lavoro dovrà indicare nella richiesta:

  • l’evento meteo (caldo eccessivo);

  • la descrizione dell’attività lavorativa interessata;

  • le modalità di svolgimento del lavoro sospeso o ridotto.

Un elemento importante è che non è solo il termometro ufficiale a fare testo, ma anche il tipo di mansione e l’ambiente di lavoro. Un approccio più realistico, volto a tutelare concretamente la salute dei lavoratori.

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