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Arresti per frode del gasolio nel casertano, 57 indagati davanti al gup

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Frode del carburante nel casertano. Il prossimo 15 dicembre si deciderà il rinvio a giudizio o meno di 57 persone coinvolte in una inchiesta della Procura della Antimafia di Potenza che la scorsa primavera incriminò in totale 71 persone.

Inchiesta sulla frode del carburante nel casertano: 57 indagati a rischio processo

Come riporta Il Mattino, estinatari delle 45 misure cautelari (26 in carcere, 11 ai domiciliari, 6 destinatari di divieto di dimora e due misure interdittive per due carabinieri) furono i membri di una organizzazione ramificata tra Brescia e la Campania (Salerno, Napoli e provincia di Caserta) fino ad arrivare a Cosenza e Taranto. Gli indagati rispondono, a vario titolo, di associazione mafiosa, associazione a delinquere finalizzata alla commissione di frodi in materia di accise ed Iva sugli olii minerali, intestazione fittizia di beni e società, riciclaggio, autoriciclaggio e impiego di denaro di provenienza illecita.

Gli imputati

Tra le persone coinvolte ci sono:

Tutti gli imputati sono pronti a difendersi dalle accuse, assistiti dagli avvocati Guglielmo Ventrone, Giuseppe Stellato, Sergio Cola, Carlo De Stavola, Maurizio Abbate, Renato Jappelli ed altri.

L’inchiesta

Al centro dell’inchiesta un business milionario sui carburanti. Un sistema, con frodi su accise e Iva, intestazione fittizia di beni e truffa ai danni dello Stato, che era articolato dalla Lombardia fino alle principali città del Sud. Con la camorra, i Casalesi e il clan pugliese dei Cicala in particolare, che si era fatta impresa acquisendo fette di mercato e società per la gestione del trasporto di idrocarburi e la vendita di benzina e gasolio nella rete delle cosiddette “pompe bianche”.

In carcere finì anche un carabiniere, accusato di passare informazioni agli uomini del clan. Sequestrate società e beni per oltre cinquanta milioni di euro. La camorra aveva deciso di investire, per il contrabbando di idrocarburi, in un territorio ritenuto poco al centro dell’attenzione mediatica e investigativa: in particolare nel Vallo di Diano. Ingenti quantità di benzina e gasolio erano acquistate come idrocarburi per l’agricoltura, soggette a prezzi ribassati e Iva al minimo e smistate nella rete delle pompe bianche con vendita a prezzi di mercato e guadagni da 30 milioni l’anno.

Fonte: Il Mattino

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