La Regione Campania ha approvato l’aggiornamento delle tariffe per le prestazioni di riabilitazione e i servizi sociosanitari erogati in ambito territoriale, residenziale, semiresidenziale, ambulatoriale e domiciliare. La decisione giunge dopo due anni di trattative con le associazioni di categoria, che definiscono il provvedimento una «soluzione temporanea», destinata a essere rivista una volta concluso il Piano di rientro dal disavanzo sanitario regionale come riportato dal quotidiano Il Mattino.
Campania, approvate nuove tariffe sociosanitarie
Secondo le organizzazioni di settore, l’adeguamento attuale non copre integralmente i costi di gestione sostenuti dalle strutture, che continuano a fronteggiare un divario significativo tra spese effettive e tariffe riconosciute. Le associazioni avevano già presentato una diffida formale per sollecitare l’adozione dei provvedimenti deliberativi necessari all’attuazione degli accordi tariffari.
Nel dicembre scorso, era emersa l’ipotesi di un aggiornamento delle tariffe senza variazione dei tetti di spesa, scenario che avrebbe comportato la riduzione del numero delle prestazioni erogabili e l’inasprimento delle liste d’attesa, con conseguente rischio per la sostenibilità economica delle strutture che operano a favore di persone fragili, anziani, disabili e utenti dei servizi di salute mentale.
Le associazioni firmatarie – tra cui Acop, Aris Campania, Aias, Aspat, Aiop, Confapi, Aisic, Confesercenti Salute, Anaste, Confindustria Napoli, Anffas Campania, Fed.I. Salute, Anisap, Nova Campania, Anpric – hanno accolto con favore il provvedimento, evidenziando che l’adeguamento, pur parziale, contribuisce a mitigare i costi sostenuti dagli operatori. Le stesse si dichiarano disponibili a proseguire il confronto con la Regione per definire tariffe più equilibrate e in linea con le esigenze di erogazione dei servizi.
Viene richiamata la sentenza n. 62 del 2020 della Corte costituzionale, che stabilisce il principio secondo cui le prestazioni sanitarie fondamentali non possono essere condizionate da vincoli finanziari, confermando la priorità del diritto alla salute. Un orientamento ribadito anche da una recente decisione della stessa Corte, originata da un ricorso della Regione Campania, che impone la riduzione di altre voci di spesa prima di incidere sui servizi sanitari essenziali destinati alle fasce più deboli.
Gli accordi prevedono che l’aumento tariffario non comporti riduzioni nei volumi di prestazioni e che eventuali ulteriori aggiornamenti vengano valutati al termine del piano di rientro, attraverso una nuova convocazione del tavolo tecnico. Le associazioni precisano che le tariffe approvate riguardano esclusivamente questa fase transitoria e che sarà necessario un successivo riesame basato su dati economici aggiornati per garantire la qualità e la sostenibilità dei servizi.