In Campania le aggressioni agli operatori sanitari aumentano del 22%. Il 27 settembre convegno a Napoli su prevenzione, comunicazione e tutela del personale sanitario. Secondo i dati dell’Osservatorio nazionale, nel 2024 sono state segnalate oltre 18mila aggressioni, coinvolgendo circa 22mila operatori, di cui oltre il 60% donne.
Campania, aggressioni agli operatori sanitari in aumento del 22%: convegno il 27 settembre
In Campania le aggressioni contro gli operatori sanitari sono cresciute del 22% rispetto all’anno precedente. Il fenomeno sarà al centro del convegno “Rispettate chi vi cura – comunicare, proteggere, educare: risposte alla violenza verso il personale sanitario”, in programma il 27 settembre presso l’Ordine dei Medici di Napoli.
La psicoterapeuta Annamaria Ascione, membro del Comitato Tecnico Scientifico di ASSIMEFAC e dell’Associazione Italiana per lo Studio del Dolore, interverrà con la relazione “Rispettare chi cura. La relazione medico-paziente nell’epoca della sfiducia: un approccio psicoanalitico”. «La relazione medico-paziente è un luogo sacro di incontro tra fragilità e competenza. Quando si rompe, entrambi ne escono danneggiati. Serve una rivoluzione culturale che rimetta al centro l’umanità del curante e il valore trasformativo dell’ascolto, oltre a misure strutturali per prevenire e gestire il rischio di aggressione», spiega Ascione.
I dati
Secondo i dati dell’Osservatorio nazionale, nel 2024 sono state segnalate oltre 18.000 aggressioni, coinvolgendo circa 22.000 operatori, di cui oltre il 60% donne. L’80% degli episodi è di natura verbale, il 15% fisica e il 5% psicologica. La maggior parte delle aggressioni si verifica negli ospedali (65%), seguiti dagli ambulatori (22%) e dall’assistenza domiciliare (16%).
«Il patto originario della cura sembra essersi incrinato. L’aumento degli episodi, il clima di diffidenza e il burnout tra i professionisti indicano una crisi non solo strutturale, ma anche simbolica e relazionale. La fiducia si costruisce nella presenza e nell’umanizzazione, non nei protocolli», aggiunge la psicoterapeuta. Tra le proposte per ridurre il rischio di aggressioni ci sono: formazione obbligatoria su comunicazione e gestione emotiva, supervisione psicologica, medicina narrativa, protocolli post-aggressione e campagne pubbliche di sensibilizzazione.