La Fondazione Vassallo chiede giustizia nel processo per la falesia a Camerota distrutta con il tritolo. Dario Vassallo: “Un disastro ambientale che non può essere insabbiato”. Lo riporta SalernoToday.
Camerota, falesia distrutta con il tritolo: al via il processo
Un atto devastante per l’ambiente cilentano, una ferita ancora aperta per chi difende il territorio. È iniziato il processo che vede imputato il sindaco di Camerota, Mario Scarpitta, per la distruzione, con l’uso di tritolo, di un tratto di falesia all’interno del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Una vicenda che la Fondazione Angelo Vassallo – Sindaco Pescatore segue da anni e che ora approda finalmente nelle aule giudiziarie.
A sollevare il caso fu nel 2023 proprio il presidente Dario Vassallo, fratello del sindaco-pescatore assassinato nel 2010, che denunciò pubblicamente lo scempio ambientale e, per questo, ricevette minacce di morte. «Una delle più gravi recitava: “Ti facciamo saltare con il tritolo” – ha ricordato oggi –. Non si può più far finta di nulla. Ora la giustizia non ha più alibi».
Un atto senza precedenti
La falesia distrutta – denuncia la Fondazione – era un patrimonio unico: non solo bellezza paesaggistica ma anche memoria geologica, sede di grotte preistoriche tutelate dall’UNESCO. L’intervento, giustificato come “urgente”, sarebbe stato autorizzato con procedure opache, senza un reale confronto pubblico né una valutazione ambientale preventiva. L’esplosivo utilizzato, ben 30 quintali, avrebbe sventrato la scogliera nell’area del Parco.
“Il tritolo non è bio”
«È un insulto all’intelligenza dei cittadini – incalza Vassallo – definire quell’azione ‘biologica’, come ha fatto il sindaco Scarpitta. Il tritolo non è bio. La distruzione è tangibile. E la memoria non si cancella con un colpo di spugna».
Le richieste della Fondazione
La Fondazione Angelo Vassallo ora pretende piena chiarezza: sulle autorizzazioni, sulle responsabilità delle istituzioni coinvolte e sulle vere motivazioni dell’intervento. «Il processo non deve essere un punto d’arrivo, ma solo l’inizio – afferma Vassallo –. Vogliamo verità, giustizia e trasparenza. Lo dobbiamo a chi difende ancora il bene comune. Lo dobbiamo ad Angelo».