Martedì 1 luglio si aprirà presso il Tribunale di Vallo della Lucania il processo a carico di Mario Salvatore Scarpitta, sindaco di Camerota, accusato di aver provocato un grave danno ambientale in una delle aree più protette del Parco Nazionale del Cilento. I fatti risalgono al marzo di due anni fa, quando il primo cittadino autorizzò un intervento di “somma urgenza” che prevedeva l’uso di 3.000 kg di tritolo per demolire parte del costone roccioso compreso tra Cala del Cefalo e Cala Finocchiara, lungo la strada provinciale 562.
Camerota, esplosione di tritolo: il sindaco Scarpitta a processo
L’obiettivo dichiarato era mettere in sicurezza la strada del Mingardo, evitando il rischio dicrolli sul tratto che collega Marina di Camerota a Palinuro. Tuttavia, la scelta di far saltare in aria interi tratti di falesia, spiaggia e vegetazione all’interno di un’area protetta ha suscitato forti polemiche, approdando anche in Parlamento grazie a interrogazioni presentate dai deputati Arturo Scotto, Michela Di Biase, Franco Mari e dai senatori Sergio Costa e Anna Bilotti.
Il procedimento, presieduto dal giudice Mario Tringali, nasce dalle imputazioni formulate dalla Procura che ha escluso il dolo ma ipotizzato un ingente danno ambientale. Le accuse si fondano anche sulla presunta falsità della conferenza dei servizi e su omissioni di natura istituzionale. Il Tar della Campania, nel giugno scorso, ha già bocciato l’intervento con un ricorso dell’Avvocatura dello Stato, rappresentata dall’avvocato Maria Elena Caprio, che si è costituita parte civile nel processo.