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Bonifici tra parenti: cosa cambia nel 2026 e come evitare problemi con il Fisco

bonifici istantanei stop costi extra cosa cambia 9 gennaio

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Nel 2026, i bonifici tra familiari continuano a essere oggetto di particolare attenzione da parte dell’Agenzia delle Entrate. Anche trasferimenti di denaro apparentemente ordinari possono infatti essere interpretati come redditi non dichiarati, se non correttamente documentati. Capire la natura del trasferimento non è solo una questione di forma, ma può avere rilevanza pratica in caso di controlli o contenziosi fiscali.

Bonifici tra parenti: cosa cambia e come evitare problemi con il Fisco

L’Agenzia delle Entrate può effettuare indagini finanziarie sui conti correnti dei contribuenti nell’ambito delle attività di controllo. In questo contesto, i versamenti sui conti correnti possono essere considerati presuntivamente come redditi non dichiarati. La giurisprudenza, tuttavia, chiarisce che tale presunzione può essere superata solo attraverso documentazione analitica e comprovante la natura non reddituale del trasferimento.

Una recente sentenza della Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado della Puglia (n. 4378 del 31 dicembre 2024) ha ribadito che i bonifici ricevuti dai familiari non costituiscono automaticamente reddito imponibile. L’Amministrazione finanziaria deve dimostrare in modo analitico e circostanziato che si tratti di somme connesse ad attività imponibili. La stessa Corte ha precisato che trasferimenti motivati da finalità affettive o solidaristiche, come regali o sostegno familiare, non sono soggetti a imposizione fiscale, purché documentati correttamente.

Come prevenire contestazioni

Per evitare accertamenti, è consigliabile utilizzare strumenti tracciabili, come bonifici bancari o assegni non trasferibili, e indicare nella causale il motivo del trasferimento. Esempi di causali chiare includono “regalo di compleanno”, “sostegno familiare temporaneo”, “prestito infruttifero tra familiari” o “anticipo eredità per acquisto immobile – da padre a figlio”.

Se il trasferimento avviene in contanti e supera i 5.000 euro, è consigliabile registrare formalmente l’atto presso l’Agenzia delle Entrate prima di depositare la somma sul conto corrente. Tutta la documentazione, inclusi eventuali accordi scritti o dichiarazioni, deve essere conservata.

Quando è necessario il notaio

Per donazioni di entità significativa, la legge richiede un atto notarile con firma autenticata. La mancata predisposizione dell’atto può comportare la nullità del trasferimento e possibili contestazioni fiscali. Per somme minori tra genitori e figli o tra coniugi, l’atto notarile non è obbligatorio, ma è comunque opportuno specificare chiaramente la causale e conservare prova del versamento.

In caso di movimenti sospetti sul conto, l’Agenzia può richiedere chiarimenti al beneficiario. Se il contribuente non è in grado di documentare l’origine del denaro, l’importo può essere considerato reddito imponibile non dichiarato e soggetto a tassazione, con sanzioni e interessi.

Bonifico ordinario e bonifico parlante

I bonifici ordinari richiedono solo i dati essenziali del beneficiario e la causale. I bonifici parlanti, invece, includono anche i dati del soggetto che ha sostenuto le spese e sono utilizzati principalmente per lavori edilizi o per accedere a bonus e detrazioni fiscali. La scelta del tipo di bonifico dipende dunque dalla natura del trasferimento e dalle finalità fiscali.

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