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Carcere di Bellizzi Irpino, video choc documenta brutale aggressione: aperte due inchieste

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L'aggressione

Un pestaggio brutale, filmato e diffuso tramite chat, sta scuotendo il carcere di Bellizzi Irpino, in provincia di Avellino. Il video, della durata di 19 secondi, mostra tre detenuti che si accaniscono con inaudita violenza su un altro recluso, disteso a terra e apparentemente privo di sensi.

L’aggressione, avvenuta nel giorno di San Valentino, documenta una realtà inquietante all’interno dell’istituto penitenziario, dove si registra una crescente escalation di violenza come riportato da Il Mattino.

Aggressione nel carcere di Bellizzi Irpino, spunta il video

Le immagini riprese all’interno della cella mostrano pugni sferrati alla tempia, calci all’addome e colpi alla gola. Nell’ultima sequenza, la più feroce, uno degli aggressori colpisce ripetutamente la vittima all’altezza dei reni con un oggetto non identificato, forse una forchetta o un punteruolo, mentre un quarto detenuto assiste impassibile sulla soglia.

Il filmato ha sollevato due inchieste parallele: una della Procura della Repubblica di Avellino, l’altra interna e amministrativa avviata dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Restano da chiarire due elementi cruciali: come sia stato possibile riprendere e far uscire il video dalla struttura e se l’episodio sia collegato alla recente e misteriosa morte di un detenuto napoletano di 36 anni, Ciro Pettirosso, il cui corpo è stato sequestrato per accertamenti giudiziari.

Secondo fonti interne, la violenza nel penitenziario di Bellizzi Irpino sarebbe in costante aumento, con un clima di tensione che risale almeno a ottobre scorso. In quell’occasione, alcuni detenuti sequestrarono due agenti della polizia penitenziaria, sottraendo loro le chiavi per poi aggredire un altro recluso, mutilandogli un orecchio con un rasoio.

Le indagini

Gli investigatori ipotizzano che alla base dell’ondata di violenza possa esserci uno scontro tra fazioni rivali per il controllo del traffico interno di droga e telefoni cellulari, strumenti che continuano a entrare illegalmente nel carcere, rendendo evidente la permeabilità dell’istituto.

Nonostante i tentativi della direzione di arginare il fenomeno con trasferimenti di detenuti ritenuti pericolosi, il problema persiste. Sul caso c’è ora la massima attenzione della magistratura, con il procuratore generale Aldo Policastro che ha avviato un progetto pilota per monitorare la situazione negli istituti penitenziari del distretto della Corte d’Appello di Napoli.

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