L’aumento della cedolare secca dal 21 al 26% per gli affitti brevi accende il dibattito in provincia di Salerno. Federalberghi approva, Confesercenti contesta la misura, Confindustria propone una tassazione differenziata per i borghi. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino.
Affitti brevi, tassa al 26%: il turismo in provincia di Salerno si divide tra favorevoli e contrari
Non c’è ancora nulla di definitivo, ma la possibile stretta fiscale sugli affitti brevi comincia già a far discutere. La misura contenuta nella manovra di Bilancio prevede l’aumento dell’aliquota della cedolare secca dal 21 al 26% per i proprietari che affittano i propri immobili ai turisti tramite piattaforme online o società di intermediazione.
La norma dovrà passare al vaglio del Parlamento, dove non mancano già annunci di modifiche anche da parte di esponenti della stessa maggioranza. Nel frattempo, a Salerno, gli addetti ai lavori si dividono: tra chi ritiene giusto equiparare la tassazione a quella delle imprese e chi teme un duro colpo per i piccoli operatori dell’accoglienza.
Le ragioni dei favorevoli
«La posizione di Federalberghi Salerno è chiara», afferma il presidente provinciale Antonio Ilardi. «Chi contesta l’aumento e parla di stangata sbaglia. L’attuale aliquota del 21% resta valida per chi affitta con contratti tradizionali e a medio termine. Anzi, con il canone concordato si scende addirittura al 10%. Ma chi fa affitti brevi esercita un’attività assimilabile a quella imprenditoriale, e deve contribuire di più».
Ilardi ricorda che la misura segue la linea già indicata dal direttore nazionale Alessandro Massimo Nucara e ribadisce: «Gli affitti turistici generano profitti comparabili a quelli alberghieri, ma beneficiano di un regime fiscale più leggero. È giusto, quindi, che paghino un’aliquota più alta».
Le critiche: “Non siamo un bancomat”
Di tutt’altro avviso Raffaele Esposito, presidente provinciale di Confesercenti Salerno e referente della rete Aigo. «Non possiamo essere considerati un bancomat – afferma –. Il turismo va bene, ma non per questo bisogna spremere ulteriormente chi ha investito nel settore». Secondo Esposito, la nuova tassa rischia di colpire piccoli operatori e famiglie che hanno riqualificato immobili e rilanciato l’offerta ricettiva locale: «Il 26% per chi utilizza le piattaforme online non mi convince. Siamo favorevoli, invece, a una tassazione più incisiva per i giganti del web, non per i piccoli imprenditori». E aggiunge: «Oggi, chi non si promuove sui grandi portali rischia di scomparire. Auspico che il Parlamento modifichi la misura per non penalizzare le microstrutture turistiche».
La proposta: tassazione differenziata per i borghi
A mediare tra le posizioni è Michelangelo Lurgi, presidente del Gruppo Turismo di Confindustria Salerno, che propone una tassazione diversificata. «Condivido l’aumento al 26% per le locazioni brevi nelle località turistiche – spiega – ma serve un approccio diverso per chi apre un’attività in aree svantaggiate o nei borghi dell’entroterra».
Lurgi sottolinea che in questi territori le strutture ricettive sono motore di sviluppo e presidio economico: «L’ho ribadito anche al Ravello Lab: in zone dove il turismo è quasi assente, chi apre un B&B compie un gesto pionieristico. Dovremmo pensare a una detassazione totale per queste attività, altrimenti nessuno investirebbe più in quei luoghi».









