Assolto in via definitiva dall’accusa di scambio elettorale politico-mafioso a Nocera Inferiore: l’ex consigliere Carlo Bianco racconta gli anni di processo, le difficoltà personali e la volontà di portare avanti il progetto sociale nato a Montevescovado. Lo riporta Il Mattino.
Nocera Inferiore, Carlo Bianco assolto: «Mi è costato la libertà, non la speranza»
A distanza di anni dall’inizio dell’inchiesta e dopo un lungo periodo tra carcere e domiciliari, Carlo Bianco, ex consigliere comunale di Nocera Inferiore, è stato definitivamente assolto dall’accusa di scambio elettorale politico-mafioso. La decisione è arrivata due settimane fa, quando la Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla Procura generale, rendendo irrevocabile il verdetto che riguarda tutti gli imputati.
Una vicenda giudiziaria complessa
Bianco, difeso dagli avvocati Bonaventura Carrara e Andrea Vagito, era stato condannato in primo e secondo grado insieme all’ex vicesindaco Antonio Cesarano, al candidato al Consiglio comunale Ciro Eboli e all’ex boss della Nuova Famiglia Antonio Pignataro. Secondo l’originaria contestazione della Dda, i quattro avrebbero stretto un presunto accordo per agevolare un progetto edilizio a Montevescovado – una mensa destinata alle famiglie in difficoltà – in cambio di sostegno elettorale, durante le elezioni del 2017, da parte di Pignataro. Sia la Corte d’appello di Napoli sia la Suprema Corte hanno però ritenuto infondato quel teorema: da quell’iniziativa, mai concretizzata oltre una delibera d’indirizzo poi revocata, nessuno dei coinvolti avrebbe ottenuto un ritorno reale.
«Anni difficili, senza l’affetto dei miei cari non avrei resistito»
Oggi Bianco ripercorre il proprio percorso giudiziario con toni carichi di umanità e amarezza: «Sono stati anni difficili, che non avrei superato senza l’affetto dei miei cari e il sostegno dei miei avvocati. A volte ho perso la speranza e il senso di fiducia nella giustizia. La cosa più dura è sentirsi giudicati dalla gente prima ancora che dai tribunali».
L’ex consigliere ricorda il significato di quel progetto originario, pensato come occasione di riscatto per un quartiere segnato dal degrado: «Il mio scopo era offrire un’alternativa concreta a un disagio sociale profondo. Non smetterò di credere in quella possibilità: prometto che quel progetto verrà realizzato, anche da semplice cittadino. Mi è costato la libertà personale, ma non quella sociale». E conclude con amarezza: «La verità è figlia del tempo, ma il tempo trascorso nessuno potrà restituirmelo».








