L’Antimafia ha chiesto oltre 210 anni di carcere per 20 imputati accusati di traffico di droga a Cava de’ Tirreni con la regia del clan Fezza-De Vivo di Pagani. L’indagine della DDA di Salerno svela una rete di pusher, estorsioni e riciclaggio. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino.
Cava de’ Tirreni, traffico di droga sotto il controllo del clan Fezza-De Vivo: chiesti 210 anni di carcere
Una rete di spaccio che da Cava de’ Tirreni si estendeva fino all’intera provincia salernitana, organizzata e diretta dal clan Fezza-De Vivo di Pagani. È quanto emerge dall’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno, che ha portato alla richiesta di 20 condanne per un totale di oltre 210 anni di reclusione. L’udienza preliminare si è svolta davanti al Gup del Tribunale di Salerno, con gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato. L’indagine è stata coordinata dal pm della DDA, Elena Guarino, e condotta dalla Guardia di Finanza, che ha ricostruito la complessa organizzazione criminale.
Le richieste dell’accusa
Al vertice dell’associazione, secondo la Procura, figurano Daniele Confessore, esponente di spicco del clan paganese, Carmine Carusone e Leonardo Iapicco, per i quali sono stati chiesti 20 anni di carcere ciascuno. Seguono le richieste di 18 anni per Manuel Bove e Laura Senatore, e 16 anni per Simone Lucillo, Alfonso De Prisco, Mario Prete, Michele Tramontano, Gianmarco Carusone e Carmine Canale. Per gli altri imputati le pene richieste variano tra 6 e 7 anni di reclusione.
Il sistema di spaccio e i collegamenti con il clan
Il gruppo criminale, secondo le indagini, gestiva un vasto traffico di cocaina, hashish, marijuana e amnesia, seguendo un modello operativo analogo a quello del clan Fezza-De Vivo: forniture controllate, pagamenti rigidamente organizzati e una rete di pusher attivi sul territorio. Oltre alla droga, gli imputati devono rispondere anche di estorsione, favoreggiamento, riciclaggio e possesso di armi. Tre di loro sono accusati di aver favorito la latitanza di Confessore, sfuggito a un blitz nel dicembre 2022.
Intercettazioni, sequestri e collegamenti dal carcere
Le prove raccolte comprendono intercettazioni telefoniche e ambientali, oltre a due maxi sequestri di droga: 13 e 8 chili di stupefacente, rinvenuti anche in un garage di Nocera Superiore dopo un inseguimento. Anche dopo l’arresto del presunto capo, la rete avrebbe continuato a operare, cambiando modalità di trasporto e approvvigionamento. Le indagini hanno inoltre documentato richieste di droga partite dall’interno del carcere di Fuorni, dove alcuni detenuti avrebbero mantenuto attivo il canale di comunicazione con i pusher all’esterno. Parte dei proventi, infine, sarebbe stata riciclata in attività commerciali.
Il processo
Nei prossimi giorni la parola passerà alle difese, prima della decisione del Gup. Oltre 40 i capi d’accusa contestati in totale.








