Una rete di presunti falsi incarichi scolastici tra il Nord e il Sud Italia finisce davanti al giudice. La Procura di Treviso ha chiesto il rinvio a giudizio per 23 persone accusate di aver ottenuto assunzioni in istituti trevigiani presentando documentazione che attestava, falsamente, periodi di lavoro svolti in due scuole paritarie di Nocera Inferiore come riportato dal quotidiano Il Mattino oggi in edicola.
Falsi titoli di servizio per scalare le graduatorie: 23 a processo
Secondo l’impianto accusatorio, gli imputati avrebbero dichiarato esperienze lavorative mai realmente svolte, al solo scopo di guadagnare punti aggiuntivi in graduatoria e superare così candidati in possesso di titoli autentici. In questo modo, nel biennio 2018-2020, alcuni di loro avrebbero ottenuto incarichi come collaboratori scolastici, assistenti amministrativi e tecnici in diversi istituti della provincia di Treviso.
Il fascicolo trae origine da una prima operazione del 2021, nella quale furono scoperte oltre 100 attestazioni false di diplomi di qualifica professionale. Le verifiche successive, condotte dalla Guardia di Finanza di Treviso, hanno incrociato i dati emersi dalle indagini svolte a Nocera Inferiore, dove già era emerso che le due scuole citate nei documenti non erano veri istituti attivi, ma “diplomifici”, privi di regolari attività didattiche.
Gli accertamenti hanno fatto emergere un quadro chiaro: i candidati avevano presentato certificazioni fittizie di mesi o anni di servizio presso quei plessi, ottenendo così un vantaggio indebito nelle graduatorie del concorso indetto dal Miur per il personale Ata a tempo determinato.
Le conseguenze
Già all’epoca, i dirigenti degli uffici scolastici avevano proceduto con la risoluzione dei contratti per diversi soggetti coinvolti, privi dei requisiti effettivi per l’assunzione. Ora, con la chiusura delle indagini preliminari e la richiesta di processo, le posizioni dei 23 imputati saranno sottoposte al vaglio del Giudice per le indagini preliminari, che dovrà decidere sull’eventuale rinvio a giudizio.
Nel corso dell’udienza preliminare, fissata per i prossimi mesi, gli indagati – molti dei quali residenti in provincia di Salerno – potranno optare per riti alternativi. L’accusa contestata è falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, aggravata e in concorso.