Quattro condanne per il clan Maiale ad Eboli: pene ridotte al processo per estorsione e spaccio di droga. Il gruppo gestiva un giro d’affari di 50mila euro al mese. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino.
Clan Maiale a Eboli, quattro condanne per droga ed estorsioni: pene ridotte
Si è chiuso con quattro condanne il processo al gruppo criminale con base a Eboli, guidato dal nipote dell’ex collaboratore di giustizia Giovanni Maiale. La sentenza è stata pronunciata ieri dalla terza sezione penale, che ha ridotto le pene richieste dalla Procura.
Le condanne
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Giovanni Maiale junior, detto ’a minaccia, 52 anni: 3 anni e 9 mesi di reclusione.
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Claudia Rizzo, 48 anni, considerata fornitrice di stupefacenti: 3 anni.
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Michael Gerardi, figlio di Maiale: 1 anno e 5 mesi (pena sospesa).
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Antonella Marotta: 1 anno e 5 mesi (pena sospesa).
Gli imputati erano difesi dagli avvocati Costantino Cardiello, Antonio Boffa e Nicola Naponiello. Sono stati invece assolti gli altri soggetti non coinvolti nell’attività di spaccio.
L’inchiesta
Le indagini, coordinate dalla DDA di Salerno e condotte dal Nucleo investigativo dei Carabinieri, presero avvio nel maggio 2018 dopo la denuncia di un tentativo di estorsione ai danni del supermercato “Al Caporale”. Gli investigatori ricostruirono un’organizzazione radicata a Eboli e attiva nel traffico di droga e nelle estorsioni, con un giro d’affari stimato in circa 50mila euro al mese. Dalle ricostruzioni emerse una struttura gerarchica ben definita, con un canale stabile di approvvigionamento di cocaina, hashish e crack dal quartiere Barra di Napoli, gestito da Rizzo e nel quale erano coinvolti anche Gerardi e Marotta.
Episodi violenti e metodo mafioso
Oltre allo spaccio, Maiale junior è stato ritenuto responsabile di azioni particolarmente violente: l’esplosione di un ordigno rudimentale nel 2015 e l’aggressione a cittadini rom nel 2018, entrambe aggravate dal metodo mafioso. Fino al 2019, l’organizzazione era sotto la guida del “vecchio” Giovanni Maiale, arrestato nel febbraio di quell’anno. Dopo il suo ritorno dal carcere, l’ex collaboratore di giustizia aveva tentato di ricostruire un ruolo centrale della criminalità organizzata nella Piana del Sele.