A Capaccio Paestum scoppia la polemica per l’installazione di una nuova antenna 5G della società Inwit S.p.A.. L’opera, avviata a fine giugno, ha sollevato dubbi e malumori tra i residenti, che lamentano un iter autorizzativo poco chiaro e una comunicazione insufficiente. La vicenda, diventata caso politico, è arrivata in Parlamento grazie a un’interrogazione del deputato Arturo Scotto (PD), che ha chiesto ai ministeri competenti chiarimenti e possibili correttivi normativi.
Un cartello poco chiaro e troppi dubbi
Secondo quanto riportato da cittadini e rappresentanti politici, il cartello dei lavori era poco visibile e privo di informazioni complete. L’antenna è stata collocata su un terreno privato, a soli 20 metri da sette abitazioni, a 70 metri dal Parco Capri e a circa 100 metri da un campo sportivo e una struttura ricettiva. Una posizione che ha alimentato preoccupazioni per la salute pubblica e il rispetto del regolamento comunale, che indicava come priorità l’uso di aree pubbliche già individuate.
La mobilitazione: nasce il comitato “No Antenna 5G al Capoluogo”
Il 13 luglio, centinaia di residenti si sono riuniti in un’assemblea pubblica presso il Centro Pastorale Monsignor Alfredo Renna, dando vita al comitato “No Antenna 5G al Capoluogo”. Il gruppo ha già avanzato richieste ufficiali di accesso agli atti, incaricato un tecnico per valutare la legittimità dell’iter e proposto la convocazione di un consiglio comunale straordinario. L’obiettivo è ottenere piena trasparenza e, se necessario, intraprendere azioni legali per tutelare la comunità.
Un problema che va oltre Capaccio Paestum
Il caso cilentano non è isolato. In tutta Italia crescono le contestazioni legate alle antenne 5G, spesso installate senza un reale coinvolgimento delle comunità locali. Proprio su questo punto si concentra l’interrogazione parlamentare di Scotto, che chiede una disciplina nazionale più chiara e la partecipazione attiva dei cittadini nei processi autorizzativi delle infrastrutture di telecomunicazione.