Tentato omicidio del barman del Dolcevita a Pontecagnano Faiano, i fratelli Damiani restano in carcere ma la Corte di Cassazione ha escluso l’aggravante del metodo mafioso. Sono accusati di estorsione e tentato omicidio. Lo riporta l’odierna edizione de La Città.
Tentato omicidio a Pontecagnano Faiano: non fu mafia
Nessuna camorra dietro al tentato omicidio del barman del Dolcevita. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, che ha accolto parzialmente il ricorso presentato da Massimiliano Damiani, uno dei due fratelli accusati dell’aggressione. Gli ermellini della Suprema Corte hanno infatti escluso l’aggravante del metodo mafioso, già contestata in primo momento anche nell’ambito delle estorsioni per ottenere sconti sui drink nel noto locale della movida salernitana.
Damiani restano in carcere
Nonostante la riduzione della gravità del capo d’accusa, i fratelli Massimiliano (41 anni) e Fabio Damiani (39 anni), entrambi di Pontecagnano Faiano, restano in carcere. Sono imputati per i reati di estorsione e tentato omicidio. La Corte ha infatti riconosciuto la fondatezza del quadro probatorio, pur rivedendo la qualificazione delle modalità con cui sarebbe stato commesso il fatto.
La difesa dei due imputati è affidata agli avvocati Gaudino Pastorino (per Massimiliano) e Francesca Sarno (per Fabio). I legali avevano già ottenuto un primo parziale successo davanti al Tribunale del Riesame, che aveva escluso l’aggravante mafiosa in relazione alle presunte minacce e alle richieste illecite nei confronti del personale del Dolcevita.
L’episodio
I fatti risalgono a una violenta lite scoppiata nella discoteca “Dolcevita”, culminata nel tentato omicidio del bartender, raggiunto da un colpo d’arma da fuoco. La ricostruzione dell’accaduto ha portato a sostenere che si trattasse di un’azione punitiva, ma non riconducibile a logiche o metodi tipici della criminalità organizzata.
La sentenza della Corte di Cassazione rappresenta un punto di svolta processuale, ma non modifica le misure cautelari attualmente in vigore. Il processo proseguirà ora senza l’ombra dell’aggravante mafiosa, ma con l’attenzione ancora puntata sul movente e sulla dinamica del tentato omicidio.