La Regione Campania accelera sulla chiusura dell’Arlas. Sindacati e politici, da Cgil a Lega e Psi, protestano contro la decisione, definita strategicamente sbagliata e inopportuna. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino.
Regione Campania accelera verso la chiusura dell’Arlas
Un’agenzia ritenuta “strategica” si avvia verso la chiusura definitiva. La Regione Campania ha accelerato il processo di liquidazione dell’Arlas, l’Agenzia regionale per il lavoro e l’istruzione fondata nel 2009. Una decisione che scatena dure reazioni da parte dei sindacati e solleva critiche anche sul fronte politico, trasversali tra centrodestra e centrosinistra.
Un iter lungo dieci anni
La soppressione dell’Arlas è prevista da una legge regionale del gennaio 2016, approvata nei primi mesi della presidenza di Vincenzo De Luca. Allora fu nominato un commissario liquidatore con il compito di trasferire le funzioni dell’ente direttamente alla Regione. Tuttavia, l’iter non è mai stato completato. Solo di recente, con l’avvio del trasferimento del personale amministrativo all’interno dell’amministrazione regionale, il processo ha ripreso slancio.
Sindacati contrari: «Errore strategico»
Cgil, Cisl e Uil si sono detti fermamente contrari alla chiusura. Durante un incontro tenutosi l’11 giugno con i vertici regionali, i segretari delle rispettive federazioni pubbliche, Luciano Nazzaro (Cgil), Aniello Salzano (Cisl) e Riccardo D’Amore (Uil), hanno ribadito che l’Arlas «non può essere considerata un ente inutile» e ne hanno sottolineato il ruolo cruciale nel monitoraggio del mercato del lavoro.
Per i sindacati, l’agenzia rappresenta un presidio tecnico fondamentale per gestire la domanda e l’offerta di lavoro in Campania, una regione con forti criticità occupazionali.
La protesta politica: da Nappi (Lega) a Iossa (Psi)
Anche sul fronte politico le critiche sono forti. Il consigliere regionale della Lega Severino Nappi ha chiesto all’assessore al Lavoro Antonio Marchiello di sospendere il trasferimento del personale, sottolineando «l’inopportunità di procedere a pochi mesi dalla fine della legislatura».
Secondo Nappi, l’Arlas dispone di competenze consolidate e smantellarla ora significherebbe «disperdere un capitale di know-how essenziale per le politiche attive del lavoro». Inoltre, è in discussione presso le commissioni consiliari la possibilità di istituire un nuovo ente regionale con finalità simili: motivo in più, sostiene Nappi, per rimandare ogni decisione al prossimo Consiglio regionale.
Critiche arrivano anche dal centrosinistra. Felice Iossa, responsabile Mezzogiorno del PSI, parla di «scelta inaccettabile» che colpisce le fasce più fragili della popolazione, «donne e giovani», mentre Gianfranco Rotondi definisce l’operazione «un errore politico doppio»: prima l’inserimento dell’Arlas tra gli enti inutili, ora la sua cancellazione definitiva proprio mentre la Regione affronta le ultime fasi della legislatura.
Un epilogo contestato
La chiusura dell’Arlas si profila quindi come uno degli atti finali dell’amministrazione De Luca, con una scelta che rischia di lasciare strascichi nel dibattito pubblico. I critici temono la perdita di una struttura tecnica che, pur tra limiti e necessità di riforma, ha rappresentato per anni uno dei pochi strumenti pubblici per la gestione delle politiche attive del lavoro in Campania.