La Serie C si conferma un campionato difficile da gestire economicamente, con incassi limitati e costi elevati: la sfida degli investimenti resta alla società della Salernitana. Tra bonus per i giovani e fideiussioni milionarie, spetta ai club investire con attenzione per puntare alla promozione. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino.
Salernitana, la sfida degli investimenti resta alla società
Se la Serie C viene definita «un inferno» non è un’esagerazione: nel terzo campionato italiano la regola “chi spende di più vince” non è mai stata una certezza. Lo sanno bene squadre come il Catania, che negli ultimi anni hanno vissuto un vero e proprio calvario finanziario. Nel girone meridionale, i fallimenti di club storici come Taranto e Turris sono l’ultimo esempio di quanto questa categoria sia un campo minato. Qui si punta soprattutto sulla sostanza, senza troppi lustrini.
Due sono le strategie per tentare la scalata verso la Serie B: affidarsi a investimenti importanti, come ha fatto l’Avellino prendendo bomber di rilievo, oppure puntare sui giovani promettenti. Ma i risultati non sempre sono garantiti. Il cosiddetto “minutaggio” ai giovani, ovvero il numero di minuti giocati, è spesso più una necessità che una scelta ideologica e rappresenta una delle poche voci di entrata economica sicura.
Giovani calciatori e bonus economici
Per sfruttare appieno i bonus legati all’impiego dei giovani nati dal 2003 in poi, è necessario farli giocare almeno 271 minuti a partita: questo significa tre giovani sempre titolari più un quarto subentrante. Il Benevento, ad esempio, ha applicato questa strategia utilizzando stabilmente quattro o cinque calciatori nati nel 2004-2005, valorizzandoli anche dal proprio settore giovanile per ottenere un bonus del 200%. Tuttavia, questa scelta non è garanzia di successo: la squadra campana è uscita subito dai playoff. Il Sorrento ha fatto del minutaggio una filosofia, ma non deve vincere il campionato. La Salernitana invece sì, e per questo la responsabilità e il peso economico ricadono sulle capacità di spesa della proprietà, con l’onere di investire in modo mirato.
Le risorse economiche in Serie C: un bilancio difficile
I contributi televisivi nella terza serie sono esigui, intorno a poche centinaia di migliaia di euro, mentre la mutualità FIGC non supera i 600-700 mila euro. Questa situazione impone un vero e proprio «salasso» per i club. L’iscrizione al campionato comporta un versamento proporzionato al valore dell’indice di liquidità: chi rispetta la soglia minima di 0.8 come la Salernitana, paga circa 350 mila euro invece di 700 mila. A questo si aggiunge la fideiussione per l’extra budget, pari al 40% del valore di produzione, che nel caso granata si aggira attorno ai 6 milioni di euro, cifra considerevole legata anche agli stipendi da rivedere o ereditati dalla scorsa stagione, come quello di Sepe.
Scadenze e organizzazione per l’iscrizione
Per ottenere la licenza nazionale e formalizzare l’iscrizione, entro il 7 luglio i club devono presentare il budget previsivo per la stagione, con la scadenza originaria spostata dal 30 giugno. Sul fronte sportivo, entro il 16 settembre dovrà essere nominato il direttore sportivo, mentre la scelta dell’allenatore dovrà avvenire entro il 1° agosto.
Il ritiro e il calendario
La Salernitana partirà per il ritiro estivo il 14 luglio, scegliendo come sede Cascia, che ospiterà anche Casarano e Ternana. Il debutto in Coppa Italia è previsto per il 17 agosto, mentre il campionato prenderà il via il 24 agosto e si concluderà il 26 aprile 2026, con una pausa il 28 dicembre e tre turni infrasettimanali ancora da definire. Promozione diretta per la prima classificata, playoff aperti dalla seconda alla decima più il vincitore della Coppa Italia.