Iniziati i lavori di recupero delle anfore e ancore romane emerse dai fondali tra Acciaroli e Pioppi, grazie alla collaborazione tra Comune di Pollica, Soprintendenza e subacquei esperti. Un patrimonio sommerso torna alla luce dopo secoli. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino.
Anfore e ancore romane emergono dai fondali di Pollica
Partono oggi le operazioni di recupero di anfore e ancore romane, rinvenute nei fondali marini tra Acciaroli e Pioppi, nel territorio di Pollica. I carabinieri subacquei di Napoli, supportati dall’associazione di Archeologia Subacquea Asso, si occuperanno di riportare alla luce questi preziosi reperti archeologici sommersi da secoli. Il progetto vede la collaborazione del Comune di Pollica e della Soprintendenza di Salerno e Avellino. Sul posto, a seguire da vicino le immersioni, anche il sindaco Stefano Pisani e la funzionaria archeologa Simona Di Gregorio.
Il valore storico e culturale dei reperti
«Le ancore e le anfore appartengono a relitti romani individuati in precedenti ricerche», spiega la funzionaria Di Gregorio. «Questi reperti si trovano in un tratto di costa di enorme rilevanza storica, vicino all’antica città di Elea-Velia e a Poseidonia-Paestum, siti di grande importanza archeologica.»
Il sindaco Pisani esprime emozione per l’avvio dell’intervento: «È come riportare alla luce un tesoro nascosto sotto le acque cristalline del nostro mare. Spesso parliamo della bellezza delle nostre coste, ma sotto la superficie si celano storie e tracce preziose del passato. Vogliamo valorizzare questo patrimonio anche con l’idea di un percorso archeologico subacqueo, che possa attrarre turisti e studiosi e raccontare la ricchezza del Cilento.»
Un impegno collettivo per la tutela del patrimonio sommerso
Pisani sottolinea inoltre l’importanza della collaborazione e della sensibilità culturale dei cittadini: «Molti pescatori hanno segnalato la presenza di reperti, dimostrando amore e rispetto per il territorio, evitando recuperi fai-da-te che avrebbero potuto danneggiare i reperti.» Mario Mazzoli, subacqueo dell’associazione Asso, conferma che il lavoro di ricerca contribuirà a mappare meglio l’area e a decidere se recuperare o lasciare in loco alcuni reperti, consentendo così la loro fruizione in un contesto naturale.